Le nuvole di B.
mercoledì 29 novembre 2023
Museum pass
domenica 16 ottobre 2022
Il minivan bianco che è la mia testa
La percezione che ho della mia vita è quella del gioco della sedia musicale.
domenica 19 dicembre 2021
Patchwork
Ogni tanto ritorno su questo blog a spostare qualche ragnatela e a rileggere le mie parole.
Molto spesso contemplo l'idea di cancellare la pagina, distruggere tutto; accartocciare questi sporadici anni di vaneggiamenti, di ambizioni mal coltivate.
La stanza dentro cui lo faccio è a sua volta polverosa, piena di oggetti che sono appartenuti alle persone del mio passato, e che a forza cercano di farsi spazio nel mio presente.
Eppure c'è una parte di me che non solo non riesce a cancellare questa pagina, ma che bensì vuole riversarvi tutta sé stessa, visto che sarà caduta fuori dai vostri radar e mi concede un certo livello di indipendenza e onestà.
Unico problema: il "tutto" ha sempre rappresentato per me un multiverso di potenziali vite che non so bene come imbrigliare.
Ho come indizi di idee, concetti, pezzetti di identità che non so bene dove mettere. Tutto però mi riporta al "nero su bianco".
Mi viene in mente Chlorine, una canzone dei Twenty One Pilots, in cui si chiede se sia possibile costruire una casa con dei pezzi... solo pezzi. Si può?
giovedì 16 luglio 2015
Tutti giù per terra!
Maledette orecchie, che le captano e le trasformano in pugnalate elettriche a quel maledetto cervello, il quale le registra e le conficca nella memoria.
Il sangue ribolle e tutto sembra una presa in giro, quel girotondo che non ho mai amato da bambina, proprio perché sembrava una presa per quel culo che sbatteva sul cemento sporco di gesso. I giochi dei piccoli.
Eccoci, tutti qui a prenderci per mano e a stringerle, stritolarle, sadicamente soddisfatti del dolore infertoci.
Io non ti mollo, e insieme dobbiamo continuare in questo fottuto girotondo di bugie, menzogne e cattiverie. Quella cattiveria banale di cui siamo tutti capaci, anche se ci fa schifo ammetterlo. Quella cattiveria che riversiamo su un povero insetto che, al nostro cospetto, deve pagare l'impudenza di starci innanzi.
Inizio ad avere la nausea, visto che il girotondo non si placa e inizia, centrifugo, a rifiutare i suoi elementi. Eppure tu mi stringi ancora la mano e continui a vomitarmi addosso il tuo giocoso rancore per la vita e per tutto quello che doveva essere e che non è stato.
Ti fai beffa della mia fiducia e intrecci crudeltà fra i miei capelli, sperando così che io faccia un tonfo ancor più eclatante quando tu griderai "tutti giù per terra!".
Io non gioco più.
giovedì 18 giugno 2015
La soffitta delle meraviglie
«Andrò a vivere a Roma!»
«Mi manterrò facendo la cameriera!»
Non era possibile!
«Domani mi metto a dieta»
Le girava la testa...
«Adesso prendo lo zaino e mi giro il mondo da sola!!»
Come una patologa, B. iniziò a ricucire tutte quelle frasi, tutte quelle promesse di cui ricordava la data di formulazione. Il caffè, al piano di sotto, ormai era freddo da tempo.
Ma B. non riusciva a fermarsi. Le scatole sembravano non avere fondo...
Dopo ore di "domani", "poi ci penso", "magari dopo", "un giorno, forse", la sua mano aveva agguantato l'ultimo pezzetto. Allora si allontanò di qualche passo ed eccoli lì: i corpi esanimi di tutte quelle Alice che si erano lasciate mettere nella scatola del "domani", credendo alla regina di cuori B, la quale aveva promesso loro che le avrebbe portate in un paese meraviglioso.
Ma non oggi, Alice cara, magari ci pensiamo domani.