domenica 16 ottobre 2022

Il minivan bianco che è la mia testa


La percezione che ho della mia vita è quella del gioco della sedia musicale.
Tutti conoscono la sedia da puntare e si lanciano agguerriti. Io mi godo la musica e mi ricordo di dover lottare per il mio posto quando gli altri si stanno già muovendo e io rimango a bocca asciutta… e a natica sprovvista di sedia.
È così da quando ho memoria.
A otto anni facevo ginnastica ritmica. Ricordo vagamente le prove fino al giorno del saggio, che mi colpì come il petardo che spaventa la signora al mercato di Bari. 
Tutte sapevano cosa fare, tranne me, che le seguivo arrancando e furiosa col fatto che tutte sembrassero nel loro elemento, tranne me, che di quel giorno ho regalato ai posteri mille foto del mio profilo destro e sinistro, mentre osservo disperata le altre.
Così sempre. Così anche adesso che il body blu non so nemmeno dove sia finito, ma che lo spaesamento di quel giorno ce l'ho ancora addosso.
I passi del saggio si sono trasformati in bandi, scadenze, opportunità di reinventarmi. Di soprassalto mi ricordo che è da un po' che non controllo gli avvisi per quel bando che mi interessa? Bene, gli esami preliminari sono già stati fatti e c'è la lista degli idonei. Caselle di una tabella word formato 12, comodamente occupate da menti leste e gambe allenate.
OK, riaccendo la musica, scelgo quale canzone possa esprimere i miei sentimenti e decido che tutto ciò vuole soltanto dire che l'universo ha in serbo per me un altro mondo, un'altra strada.
Dico solo che ogni tanto sarebbe bello vedere un cartello stradale, invece di viaggiare bendata in un minivan bianco senza targa... che sono sempre io a guidare.