domenica 30 dicembre 2012

Πάνορμος


Checché se ne dica di questa mia terra natìa, solo qui ritrovo la gaiezza che porta con sé il respiro del mare. Solo qui sento rinnovarsi promesse di gioia e fortuna, palpiti di fiducia nell'avvenire. E mi par strano che i miei occhi trovino la felicità nel posarsi sul disordine caotico di queste genti, mie sorelle.
I popoli avrebbero tanto da imparare dal dolce giuco dell'ottimismo, ché a rivoltar la grama medaglia, si ritrovan inni al coraggio.

domenica 18 novembre 2012

lampadina

Esiste una finestra abbastanza grande da poter contenere tutto il paesaggio di cui i suoi occhi sono affamati?
Non lo sa, ma non si lascia scoraggiare dai limiti imposti dal legno e dalla pietra. Abbatte la finestra con l'immaginazione e segue Lei per la città.
Cerca il suo riflesso sulle pozzanghere piene di foglie rosse e gialle. Sa che prima o poi la ritroverà, è una questione di spazio.
Si affretta a lasciare una traccia di sè per le strade, con istantanee degli stessi dettagli che era stata Lei a fargli notare. Entra nei locali senza prestare attenzione ai volti che lo circondano. Ordina un caffè, poi un bicchiere d'acqua; lascia fredde monete sul bancone, un'isntantanea e fa suo quel sapore amarognolo di temporaneo insuccesso.
Si accorge della pioggia sorprendendo delle goccioline sulle scarpe nere, come i capelli di Lei.
Da qualche parte dovrà pur essere: dentro qualche vestito, qualche scarpa, fuori da qualche pensiero. Illuminata da una particolare lampadina (chissà di che marca), di fronte a qualcuno o a qualcosa.
Non capisce. È tutto pronto da un pezzo: le sue certezze, la sua poltrona, la sua metà dell'armadio, lo spazzolino da denti, il cuore di Lui. Allora dove si è cacciata?
Forse è rimasta coinvolta in un incidente di percorso. Magari si è persa nei suoi pensieri e sta aspettando di ritrovare il filo.
In ogni caso si è fatto tardi. Bisogna rincasare, preparare la cena e guardare la tv.

giovedì 1 novembre 2012

Ficus magnolioide

E improvvisamente sentì pruderle ogni cosa. Una sorta di fastidio per tutto ciò che le ricopriva il corpo. Si tolse gli occhiali, lanciandoli sul tavolo. Come a lavarsi il volto, strofinò le mani sulla pelle. Emise un pesante sospiro e cercò di cacciarvi dentro tutto quello che voleva ignorare di quel giorno.
Ma i suoi problemi erano intatti, protetti dalla loro intangibilità.
La lettera giaceva adesso sotto il peso dei grandi occhiali in osso, continuando a ripeterle quelle frasi nella mente. Erano macchie nere su un foglio bianco, ma avevano avuto il potere di determinare il suo futuro.
Per quello che ci è dato sapere, si trattava di una richiesta che lei non sarebbe stata in grado di accontentare e da questa incapacità sarebbero cambiate molte cose.
Ci voleva aria. Prese la giacca, ma la lasciò ricadere sulla poltrona. Ritornò sui suoi passi e rientrò in cucina. Usò la lettera per risparmiare al marmo ulteriori macchie di caffè e attese che quest'ultimo fosse pronto preparando con lentezza tazzina e piattino.
Si recò alla finestra e fissò insofferente i passanti, gli alberi, le foglie gialle al vento... il caffè!
Ciondolò verso il fornello e spense il fuoco. Mescolò il liquido e ne versò metà nella tazzina. Guardò le sue mani durante tutto il processo. Afferrò il piattino e si diresse verso il pianerottolo.
Si accertò di avere preso le chiavi e uscì dal palazzo. In cinque minuti arrivò al parco e scelse la sua panchina preferita: quella davanti al ficus magnolioide.
Portò la tazzina alle labbra, ma poco prima di bere si accorse del signore che la stava fissando.
Decisa a non permettere a niente di distrarla dai suoi pensieri, si risolse a ignorarlo. Ma questi si alzò dalla panchina e le si avvicinò con fare deciso.
Preparandosi a dover rendere conto della sua decisione spostò la tazzina, ma il signore non le rivolse la parola. Le si sedette accanto e aprì il suo libro, tuffandosi nella lettura.
Le labbra sfiorarono la tazzina e la voce dell'uomo si levò nell'aria, dolce e confortante: “e fu allora che la signora Sharp decise di rincarare la dose, obbligando Murley a fornirle un resoconto più dettagliato della serata...”.
Gli occhi scorrevano sulla pagina, dettando la storia alla donna che, sorridente, prese a sorseggiare il caffè.

lunedì 10 settembre 2012

Si B. n'était pas là

Vorrei poter prendere per mano tutte le persone che hanno fatto, fanno e faranno parte della mia vita; tutti i miei ricordi;  tutti i miei sorrisi; tutte le mie lacrime; tutte le cose che ho fatto di bene, di male, di normale, di pigro, di comico; tutte le cose che farò, che ho detto, che dirò e che tengo dentro; le stagioni; gli sconosciuti che mi sorridono e quelli tristi... e vorrei portarli sul vento, abbracciarli e iniziare a danzare insieme, sorridendo, senza dire una parola.
Vorrei, in quella danza, perdonare tutti. Vorrei ricordare tutto per scriverlo sul vento danzante. 
Vorrei che il tempo non esistesse e che tutto si potesse concentrare in un momento.
Vorrei anche danzare con una B. neonata, poi bambina e poi anziana.
Vorrei che la gente amata non morisse mai.


La musica canta la mia storia. Mi sento fuori dal tempo.
Lui scorre senza sosta... e allora?! Noi danziamo! 
Facciamo l'inchino e ricominciamo da capo.

martedì 26 giugno 2012

B. a lion!

Nella savana selvaggia che è quella cameretta, B. consuma i suoi piedi e i suoi pensieri sopra le maioliche inpolverate e solcate dal suo tragitto.
La bocca stretta, come a voler mandare un bacio gelido, ma indeciso, voltato da una parte e gli occhi persi nel vuoto di quel deserto di polvere sul pavimento. Sente un rumore... forse sono arrivati...
...
resta in attesa di un qualsivoglia indizio chiarificatore: nulla.
"Adesso basta, io vado loro incontro". Fa per voltarsi in cerca delle scarpe; ed è allora che una forte fitta le stringe la testa in una morsa di dolore lancinante. Si accascia al suolo, la polvere la ricopre.
"Dove credi di andare? Maledetta! Tu da qui non ti muovi! Sei in nostro potere e con te non abbiamo ancora finito!"
"FOTTUTE...P... AAAARGH!!"
Paura si fa avanti, algida e scura: "Come osi? Dopo tutto quello che ho fatto per te? Io ti proteggo da un mondo di sofferenza, di incertezze, di dolori ben peggiori di quello che provi tu adesso. Non mi lasci scelta. Non puoi uscire!"
Roventi lacrime di rabbia rigano il volto impolverato di B., che osserva il vuoto da cui Paura ha parlato.
"Per non parlare del fatto che non ne avresti la forza. Ho fatto in modo di renderti inerme. Stupida!". A parlare è Pigrizia. Scandisce le parole lentamente, accarezandosi i morbidi fianchi grassi.
"Se non fosse stato per te, sorella Pigrizia, io non avrei avuto modo di esistere, grazie. In quanto a te, brutta ingrata... grazie a noi tre, hai avuto il tempo di rimuginare sui tuoi errori. Ti abbiamo aiutata a crescere, a trovare lo spazio per te stessa, per i tuoi interessi. È così che ci ripaghi?"
Procrastinazione è seduta alla scrivania, dove continua a strappare i fogli di un calendario e a lanciarli alle sue spalle, non volgendo mai lo sguardo verso B..

"Basta! Siete patetiche!" Sibila B., piegata su se stessa, esausta. "Sapete benissimo di essere fatte di menzogna e oscurità."
Improvvisamente, rumori di passi sulle scale, qualcuno prova ad azionare la maniglia, invano. Diversi colpi spaventosi e poi la porta si schianta sul pavimento.
"Tirati su!". Forza e Coraggio afferrano B., un braccio ciascuno, e la aiutano a rialzarsi. Paura, Pigrizia e Procrastinazione cercano di ribellarsi, ma Coraggio emette un ruggito, mentre Forza colpisce le tre disgrazie in pieno viso, con un solo schiaffo.
Senza più una parola, i tre escono fuori. B. si scrolla di dosso la polvere, offre le braccia a Forza e Coraggio e, a braccetto, sparisce con loro, via da quella cameretta nella sua mente.

lunedì 28 maggio 2012

b. A Capital Letter!

Nella simmetria della lirica corale, mi stendo pullulante idee sul letto di spine che il mio cuore mi prepara.
Vago alla cieca nelle definizioni bislacche e mi chiedo cosa voglia dire ogni cosa, anche quella già definita.
Vanità della persona e dell'atteggiamento, mi riscopro immatura alla porta del mio io e noto che, in realtà, il mio nome e il mio cognome sono scritti a lettere minuscole.
Il piccolo impiegato delle anagrafe che inabita la mia immaginazione subcosciente, mi dice che si tratta di un errore. Io lo guardo certa, arrendevole, e nella nuvola di rassegnazione che espiro, egli legge le seguenti: "no no, nessun errore, io mi vedo così, minuscola".

- Ma signorina, alla sua età, lei mi dovrebbe camminare su tappeti scarlatti di fiero orgoglio! Cosa mi combina? Ha provato a consultare un esperto?
- Esperto in minuscolite, così da capire se di quello si tratta, o di MAIUSCOLOGIA, affinchè mi si possa curare?
- Eh, veda lei, mia cara!
- Penso che taglierò i capelli.

- Male, malissimo, negazione della propria apparenza. Ma lei dorme la notte? Taglia mai le unghie dei piedi? Mangia mai petali di rosa?
- Non sempre, sì e sì.
- Mmmmmmm. Tra una settimana avrò il risultato.
- E nel frattempo?
- Nel frattempo faccia una cosa. Mi dice che ama la scrittura, no?
- Annuisco!
- Di che colore sono io?
- Bigamo!
- Bene, proseguiamo. Allora, visto che le piace scrivere e che oggi io sono Mercoledì, le suggerisco di tornare a casa e provare a scrivere senza mettere limiti alla sua immaginazione.
- Ma le patate appassiranno.
- Ma non si preoccupi. Il segreto è questo: se quello che scrive sarà totalmente lineare, sensato e logico, evidentemente avrà barato. Per scatenare l'immaginazione occorre prima liberarla, no? Quindi niente limiti, conti le carote, spari ai mugnai, faccia quello che le serve per dare aria al suo povero e tartassato cervello.
- Grazie DOTTOR MAIUSCOLOGO! La ringrazio con grata gratitudine... Ma rileggere posso?
- Cavolfiore se può! L'importante è che lo faccia con un sorriso, senza rielaborare. La punteggiatura e la grammatica sì, se vuole! Ma si goda il rilassamento semantico.
- Bene DOTTORE, ci vediamo la settimana provvida!

giovedì 10 maggio 2012

B. windy!

Ovunque andrò...
avrò sempre il vento tra i capelli;
un concerto per violoncello e pianoforte nelle orecchie;
il profumo di latte di mia madre tra le narici;
il sorriso di mio padre negli occhi;
il mare sulla pelle;
il sole sul volto;
i suoi baci sulle labbra;
poi, nel cuore
tutti loro,
la Sicilia.



lunedì 30 aprile 2012

B. fast

In cinque minuti, coi capelli arruffati e lo stomaco che brontola, prova a scrivere qualcosa.
Non importa cosa scrivi, l'importante è scriverlo prima che la tua mente prenda il controllo delle tue mani. Prima che la tua mente affoghi le tue parole nel marasma grigio che le circonda. Sale la marea, svelta, stai per rimanere senza fiato.
Ce la possiamo fare a vincere le nostre paure? A vincere noi stessi? Riusciremo mai a trovare la NOSTRA strada?
Sinceramente ci credo. Sinceramente no.
Sono combattuta fra quello che è e quello che dovrebbe essere. Quello che vorrei che fosse, quello che sarebbe stato se... mancano due minuti!!
Il mio sogno più grande è quello di combattere questo lato oscuro che mi si è schierato contro (cazzo, non avrò il tempo di rileggere, ECCO, attenta, ci prova!).
Sono io, dannazione, il nemico sono io. È quel lato di me che pensavo essere quello che conoscevo meglio, ma mi rendo conto che è quello che conosco di più perché è quello che più si è fatto sentire, e non nel mio interesse.
Tempo scaduto.

giovedì 19 aprile 2012

La sostenibile leggerezza dell'essere B.

Guardo il mondo da... una finestra su un albero dove la gente ubriaca lancia capi di vestiario.
Il poster alla mia sinistra mi dice di restare calma e tirare avanti, Rosie (the riveter) mi dice che possiamo farcela!
Una cifra è ruotata via, lasciando il passo alla successiva, pari, che con le sue rotondità mi dà uno strano senso di calma, del tutto irrazionale.
Ho 28 anni! E mi piace già. Bell'otto paciocco che mi guarda complice.
Mi sembra d'essermi messa in pari con l'universo, essendo pienamente consapevole di non essere nemmeno arrivata a metà strada. Però sono in pari, però no...
Ho lasciato dietro il dolore, il difetto corrosivo e ho tenuto il sorriso, l'ingenuità e il labiale melodico davanti allo specchio/pubblico pagante/grazie per l'Oscar (che stranamente assomiglia al mio shampoo).
Saltello per strada e batto le mani. Mi piego a guardare gli insetti e corro a chiamare la mamma se mi sento male.
Ascolto la gente e do dei consigli adulti, poi faccio le vocine buffe ai passanti animali e avvisto "scoiattolo!" senza vergogna.
Leggo libri che mai pensavo di poter neanche trascinare dentro casa mia. So usare gli elettrodomestici e cucino per lui.
Se mi chiedessero d'indicare il momento evolutivo, non saprei dove piazzare il dito, eppure lo sento.
Questo numero mi piace, mi sembra che sia stato mio da sempre! Mi sembra di averlo raggiunto.
Scusa per il ritardo, non sai che casino: è che sono dovuta nascere; mettere il dito in bocca alle elementari; l'apparecchio per rimediare al dito; mi son dovuta sbucciare le ginocchia tre volte nella stessa estate; ho dovuto giocare a nascondino; all'uomo nero; ho dovuto fare il dettato alle mie bambole. Mi sono dovuta arrampicare sui mandorli; scambiare martellate con mia cugina. Ho dovuto imparare a suonare il piano; a chiedere scusa; a innamorarmi del mio primo amore, che scriveva bigliettini e lettere d'amore, come avevo sempre sognato.
Poi, proprio quando pensavo di avercela fatta, ho dovuto imparare a destreggiarmi fra ali anatomiche e libertà da farfalla; a pregare in latino... guarda, che giornatina!
Ho dovuto essere interrogata dalla prof d'italiano che credeva che mi fossi inventata i miei due nomi proprii; poi ho dovuto portare il cane fuori; cadere dalle scale; imparare a tuffarmi di testa; a guidare.
Ho dovuto capire cosa fosse questa università di cui tutti van parlando e, come vedi, sono ancora in alto mare; ho dovuto piangere la morte del mio primo amore e ringraziare la vita per il mio amore punto e basta e insieme, siamo dovuti andare a vivere al nord, da bravi migranti meridionali. E, come se non bastasse, sono dovuta passare dagli Stati Uniti perché avevano dimenticato di ridarmi un pezzetto di cuore, ma hanno detto che ormai gli hanno dato un nome, si sono affezionati.
Ventotto fa un sorriso e placido esclama: "non ti preoccupare, sapevo che prima o poi saresti passata. L'importante è che adesso sei qui e che stai bene. Come va?"
'Na favola Ventotto, grazie d'averlo chiesto.

venerdì 23 marzo 2012

B. a writer?

La rabbia mi prende e mi soffoca.
Come da piccola, quando guardavo il panorama e provavo a disegnarlo... niente.
Non c'era verso di riuscire a catturarlo, di farlo ubbidiente e remissivo.
Ecco, ho scoperto che la scrittura ha la stessa indole, gli stessi vezzi.
Amarla non serve. Bisogna allenare la mano, lavorare sul tratto... altrimenti non si conclude niente. Si vagherà per sempre nella mediocrità più incresciosa.
Sembra assurdo, ma quando chiudo il quaderno e rimango da sola con la mia testa, ecco che tutto diventa nuovamente poetico, le parole si abbracciano e danzano gaie. Sento proprio una voce narrante, che detta, battendo i piedi esasperata perché ancora non scrivo.
Appena corro a prendere il taccuino... niente, uno scarabocchio da asilo!
La rabbia mi prende e soffoca il mio "ma vaff..." sul nascere.


domenica 4 marzo 2012

B. honest

Nel vecchio continente, B. saltellava da un angolo pieno di fogliame a una panchina, armata di macchina fotografica, raccontandosi: "io sì che ho la passione della fotografia".
-_-'
Nel vecchio continente, B. si tuffava in qualsiasi cosa rasentasse il giallo, affermando compiaciuta: "io sì che so divorare un libro".
'>_>
Nel vecchio continente, B. impiegava circa ottocento anni a completare una sciarpa a maglia (con risultati soddisfacenti, per carità) e correva nel mondo sbandierando la sua "viscerale passione per la maglia".
...


Dal nuovo continente, B. riceve una lettera:


Cara B.,
tu sì che non hai capito un ca°°o!!
La passione arde, il fuoco brucia, il bruciore fa male. Per sopportare una passione ci vuole forza, fermezza, costanza e sacrificio.


Devi litigare con una macchina fotografica, capirne il meccanismo e svelarne i segreti. Non basta portartela dietro, sporadicamente, puntare passivamente l'obiettivo verso un oggetto e... click, finito.


Devi litigare con un libro, prenderne uno su un argomento che pensi di conoscere e su cui ti sei costruita un prefabbricato di idee e leggerlo in silenzio. Mollarlo sul letto, no, riprendilo! Tenere il dito fermo su un punto e non mangiare, non bere, non accavallare le gambe. Immobile. Ti concedo solo di guardare fuori dalla finestra, per digerire una frase, un concetto, smaltire la luce improvvisa di una porta che si apre su un pregiudizio buio. Portatelo dietro, sentine il peso, fisico e morale, sulla schiena, nel sangue.
Tieni accanto i seguenti: matita, blocco di carta, penna, post-it, occhiali.
Apri la tua mente a concetti nuovi, diversi. Leggi quei libri di cui tutti parlano, ma che hanno letto solo in cinque. E a tal proposito, piantala di dire che il tuo autore preferito è Italo Calvino, perché di lui hai letto soltanto tre romanzi e poi ti sei impigrita e sei passata alla Signora in Giallo.


Devi litigare con le tue mani. Prendi i ferri e inizia a sperimentare. Fatti venire i calli, tieni a bada la tua passività e cerca di capire cosa diamine stai facendo, cosa devi fare. Osserva bene la trama del tuo lavoro, così, se ti scappa un punto, piuttosto che scapicollarti (no, tu non ti scapicolli, tu ti blocchi per settimane prima che il caso ti conduca dalla signora R.) a piagnucolare perché ti si riprendano i punti.


Litiga anche con le tue idee, con le tue convinzioni. Prendi le tue prime impressioni per le corna. Sbatti i preconcetti al muro e smetti di giudicare. 


Prenditi meno sul serio e se non ne sai niente di una cosa, ammettilo. Così saprai quali lacune colmare.
Perché, fidati di me, tu di passione ne hai molta, ma è una passione teorica, embrionale. Al posto di fare legna per il camino, hai comprato il poster di un fuoco acceso e gliel'hai appeso davanti. Sono anni che ti scaldi con un'immagine.


Fidati di me, lo dico soltanto per il tuo bene.
Con affetto,

                                                                                                                                           Consuelo        

giovedì 1 marzo 2012

B. at the bus stop

She was sitting on the frozen bench of the bus stop. A big blue book in her hands.
The latter, almost numb for the cold, but still feeling the soft and coarse nature of the pages.
Snow calming everything down with her silent charm.
She had found happiness.

martedì 28 febbraio 2012

B. the fishergirl

Seduta sulla sponda del fiume Consuelo, osservo il flusso di parole che ne compongono il corpo evanescente.
In questo marasma di fonemi riesco appena a intravedere la mia preda. Un pensiero con capo e coda, che peserà sui cinque chili. Ma come armamentario sono le mie nude mani, invecchiate dal gelido vento del nord.
Non mi resta che immergermi nel flusso fino alle ginocchia e piegarmi in avanti per fissare quel racconto che mi si svela dinanzi.
Conoscere bene la preda per poterne anticipare i movimenti.
Prima o poi il mio amo d'inchiostro riuscirà a catturarlo. Ne sono sicura.
Io intanto osservo...

giovedì 12 gennaio 2012

B. International

Ci sono dei momenti in cui tutto assume una luce particolare.
Dei momenti straordinari in cui, presi da folle coraggio cowboy, ci lanciamo contro la nostra vita e l'afferriamo per le corna.
Anche B. ha avuto questo momento da cowgirl (vegetariana, ovviamente) e ha preso al lazo un'occasione particolare. Risultato? Fra una settimana esatta B. poserà il suo derrière su un volo intercontinentale per gli Stati Uniti, diretta in un'Università del Massachusetts, insieme a una sua collegamica.
A volte l'Italia le sta stretta... le dà fastidio. Amore e odio quanto vuoi, ma troppo spesso odio, per  l'ottusità, per le poche opportunità e per qualcos'altro con l'accento sulla a che non le viene in mente!
B. e il Bel paese si prendono una pausa di riflessione, durante la quale la nostra eroina non-oppiacea si dedicherà alla sua istruzione magistrale e alla traduzione american style.
Chissà che avventure (e che freddo) troverà ad attenderla. Ma lei, in puro spirito avventuroso, ci si lancia col sorriso sulle labbra, perché ogni pagina di questa storia sia ricca di avvenimenti faaaaaaaaavolosi!
Sicuramente ci saranno momenti no (Orso! Where are thou?) e momenti nì (mmm, dividere la doccia dice?), ma chissene? Tutto passa e tutto è maestro di vita, si vede che B. rielaborerà un nuovo tipo di privacy e che imparerà a lottare con gli orsi polari e a scivolare (possibilmente sullo slittino, anche se si teme l'alternativa pedonale) su ogni cosa.
Perché B. vuole prendere tutto come un gioco (tipo sapientino), come una possibilità per svelare le sue mille capacità che non vede l'ora di condividere col mondo finora conosciuto, come una sfida a se stessa e alle sue paure (brutteecattive), nella speranza di scrollarsele di dosso una buona volta!
Bene, B.afécionados, adesso B. vi lascia e torna a lavoro (finora qui si è creduto che le sue dita pigiassero professionalmente sul computer dell'ufficio -__-')!!

Che la patatosità sia con voi!
 Hasta la gattara, siempre!