mercoledì 3 dicembre 2014

B. gone

La perdita è grande maestra.
L'errore è grande maestro.
Il tempo è grande maestro, oltre che gentiluomo.
Quando sarai grande capirai...
Capirai questo:

La perdita ti fa capire quanto importante fosse qualcosa che non tornerà più. E ti renderai conto che più che poter usare questo graaaaaande insegnamento, sarai condannato a una vita di rimorsi e rimpianti, visto che non serve a niente accrescere il valore di qualcosa che non è più tuo, se non per fartene bramare l'impossibile ritorno.

La vita ti insegna che devi pensarci prima, che devi mettere in conto molte varianti, cosicché, quando essa stessa deciderà di mandare tutto a puttane, tu almeno avrai la consolazione di averci pensato prima e di aver preparato le sterpaglie per il fuoco. Guarda tutti i tuoi progetti che vanno in fumo e sentiti grato che almeno ci avevi pensato prima.

Il tempo è gentiluomo... sedicente: uno di quelli che ti illude di essere l'unica donna della sua vita, fino a quando non lo vedi a braccetto con ragazze che hanno la metà dei tuoi anni e il doppio delle tue possibilità. Grazie tempo! Io mi tengo il gatto.

Quando sarai grande capirai che non potrai tornare indietro a cambiare le cose che non hai capito prima, così ti ritroverai a vomitare la stessa banalità su due orecchie innocenti e totalmente indifferenti all'avvertimento che cerchi di dare loro. Evviva!

Tutte queste lezioni, tutta questa conoscenza dove le metto? Tutto questo accumulare esperienza, a cosa serve realmente?
Le condizioni che hanno portato all'errore dovrebbero ripresentarsi nello stesso esatto ordine affinché io possa estrarre dal cilindro delle illusioni la mia esperienza e farmene scudo costruttivo.

La verità, amici cari, è che poche cose hanno un senso, perché nessuno di noi sa dove sta andando.


mercoledì 17 settembre 2014

L'insostenibile pesantezza dell'essere altro da noi

Scoprirsi, dunque togliere ciò che ci copre. La pelle ci ricopre. Scoprirsi è come scorticarsi la pelle e iniziare a tirare via strati di preconcetti; tossiche etichette; anni di imposizioni esterne e semplice (agghiacciante) apatia.
Scoprirsi sembra quasi una pratica macabra. Una cosciente decisione di sviscerare sé stessi, venire al mondo con un parto pieno di sangue, lacrime, rabbia e paura.
Nessuno a tenerci la mano mentre spingiamo fuori la stessa creatura che abbiamo seminato con violenza dentro noi stessi, senza chiederci il permesso.

Eppure devo prendere fiato. Devo sapere dov'è finita quella B. che teneva la mano ai suoi demoni e li accompagnava al cancello per poi tornare a giocare coi suoi cuginetti. La stessa B. che guardava il mondo con freddo calore, senza lasciarsi scottare o congelare. A cui venivano cantate le canzoncine di scherno, rimandate indietro con spallucce e sorrisi sinceramente indifferenti. Così forte da far paura...

Quand'è che ho iniziato ad ascoltare? A lasciare entrare il dolore? A vedere la mia forza come debolezza? Non so quando ho deciso di indossare la B. che gli altri mi hanno cucito addosso. Neppure capisco come si sia strappato l'orlo e come, piano piano, dolorosamente, stia rinascendo la povera creatura che ho portato in grembo. Che ho lasciato seppellire dentro le mie viscere. Quella che invece doveva essere la mia pelle, respirare con me e sentire il calore del sole.

Fortunatamente il corpo sa come fare e la mente deve solo spingere, tra dolorose contrazioni di paura.

Ma anche questa volta le tenderò la mano e l'accompagnerò al cancello.

lunedì 27 gennaio 2014

Annunzio



Gentili ciber-ascoltatori, buonasera.
Questo messaggio vi giunge dalla campana di vetro in cui mi trovo costretta a vivere causa inizio 2014 drammatico, pirotecnico e teatrale (tipo drag queen di Tenerife!).
Le mie disavventure mediche diventeranno presto fonte inestimabile di sketch miliari dello spettacolo che sto preparando per voi.


Ma non adesso.
À prest, mes scieres!


Per adesso silenzio stampa, vista comunque la campana di vetro e le tante pillole antibiotiche (degne di un pusher di Sanremo) che accompagnano le mie giornate sotto lo zero.
Niente di preoccupante, o non avrei la sfrontatezza di parlare di pusher e di drag queen, o di Sanremo, se preferite.
Semplicemente una litania di malanni che si susseguono ininterrottamente dal 10 gennaio, che mi fanno tanto pensare a quelle antiche botteghe che vantano esistenze secolari, ma spero di non finire così...
Che dire se non "incrociate le dita", "non tutti i mali vengono per nuocere" o... che ne so... "chi lascia la via vecchia per quella nuova sa quel che lascia ma non trova le uova"!

B--